di Manuela Crosariol
Italia - Germania,
no...non una partita questa volta
La cittadina di Reichelsheim (Germania)
Raccontare l’esperienza dello scambio culturale della nostra scuola “Caio Giulio Cesare” con la Germania non è facile, soprattutto per chi, come me, scrive raramente… ma ci provo.
Posso partire dall’emozione che ho provato quando ho trovato nel sito del Goethe Institut l’annuncio di Chiara Vaira, docente della Georg-August-Zinn-Schule di Reichelsheim, che descriveva la propria scuola: “Gesamtschule con Oberstufe (triennio preparatorio alla maturità) ubicata nell’Odenwald, circa 70 Km a sud di Francoforte. Si tratta di una regione boscosa rinomata per i suoi paesaggi suggestivi ed i numerosi luoghi di interesse culturale (…) da Reichelsheim è possibile organizzare varie gite in giornata a Darmstadt, Francoforte, Magonza, Heidelberg…” Nella scuola i ragazzi studiano l’italiano e Vaira cercava una scuola in Italia per avviare uno scambio; mi ha subito colpito la frase finale “C’è una scuola che abbia l’entusiasmo, il personale e la possibilità di realizzare questo progetto con noi?”
“Potremmo essere noi”, mi sono detta. Ho subito consultato i colleghi e la dirigente Daniela Lazzaro e ho trovato la massima condivisione, ma i tempi tecnici nelle scuole sono lunghi, intanto altri istituti avevano risposto esprimendo interesse per l’iniziativa… “Speriamo che scelgano noi”, pensavamo. Per fortuna così è stato, la vicinanza a Venezia ci ha sicuramente aiutato! Allora si parte con l’organizzazione, si contattano i ragazzi, molti sono interessati, tuttavia diversi genitori sono timorosi… “Che garanzie abbiamo? Mandiamo i ragazzi in famiglie che non conosciamo…” Le famiglie tedesche devono rendere conto del proprio operato a una scuola che già da 40 anni organizza con successo uno scambio culturale con la Francia, la docente referente della scuola tedesca è un’insegnante sarda, conosce le nostre esigenze, è una persona molto precisa e scrupolosa che mi ha subito trasmesso fiducia con l’organizzazione accurata e l’attenzione per tutti i dettagli, in particolare per le caratteristiche dei singoli ragazzi… Non potevo per il momento dire di più. Per fortuna l’entusiasmo di alcuni è stato contagioso, abbiamo raggiunto il numero di adesioni di ragazzi e ragazze di terza media necessarie per partire. Ma perché il prezzo dei biglietti aerei cambia di giorno in giorno? Appena decidiamo di confermare il prezzo è già più alto… Perché per i ragazzi stranieri tutto è così complicato? E’ molto istruttivo anche confrontarsi con le loro difficoltà, le attese agli sportelli per avere i documenti… Finalmente ci siamo e il 30 novembre 2014 possiamo partire con i coraggiosi pionieri, curiosi certamente, fiduciosi anche, ma altrettanto preoccupati… Per alcuni già il viaggio in aereo è una novità, per tutti è comunque una bella avventura. La conoscenza del tedesco con due sole ore di lezione settimanale non è proprio perfetta, ce la faranno i ragazzi? Abbiamo preparato una fotocopia “di sopravvivenza” con le frasi più importanti nella vita quotidiana, già questa trasmette un po’ di sicurezza. C’è anche la frase in tedesco “Ich bin glücklich, hier zu sein” “Sono felice di essere qui” che potrebbe servire per rompere il ghiaccio… I ragazzi la cantano nel pulmino che ci porta dall’aeroporto alla scuola ad incontrare le famiglie… E’ commovente e penso: quante occasioni abbiamo di dire una frase così ? E per di più prima di affrontare qualcosa di difficile e sconosciuto? I ragazzi ci sorprendono sempre… Il ghiaccio si è sciolto già nell’incontro con Chiara (dopo tutte le difficoltà dell’organizzazione, centinaia di mail, ore su Skype, eravamo vicine e amiche) e negli abbracci delle famiglie e del professor Karl Heinz Jung… E’ così che si usa in Germania? Si abbracciano gli sconosciuti? Dove sono le formalità e il distacco?
I ragazzi si sono già conosciuti via Facebook e Whatsapp e si assomigliano nelle loro insicurezze e nella loro voglia di confrontarsi, la chiassosità dei nostri fa ridere loro. Vista l’accoglienza siamo tutti più tranquilli, andrà tutto bene… Ma Chiara mi aveva già avvertito… Ci saranno vari momenti in cui ci si chiede “Chi me l’ha fatto fare?” La lingua è l’aspetto che mi preoccupa di meno, esperienze di viaggio ci insegnano che se si vuole comunicare bastano anche i gesti e un sorriso, ma i ragazzi hanno aspettative diverse, si fanno forza in un ambiente comunque estraneo, vorrebbero esser più vicini e non sparsi in tanti piccoli paesetti distanti tra loro, vorrebbero sempre divertirsi… Qualche incomprensione c’è, soprattutto quando non abbiamo potuto evitare (viste le adesioni) di abbinare un ragazzo e una ragazza, a quell’età gli interessi sono abbastanza diversi, la timidezza può essere d’ostacolo, la comunicazione diventa più difficile.
Ci sono però tante attività interessanti durante il giorno: già poter frequentare una scuola con classi dalla quinta alla tredicesima, con alunni di età così diverse, partecipare alle lezioni a scuola, vedere gli orari, le numerose pause, il modo di fare lezione, le classi, la campanella che assomiglia di più a un gong, l’altoparlante nelle classi per le comunicazioni al posto delle circolari, la Cafeteria… C’è così tanto da osservare. Intanto la tranquillità durante le lezioni… Qui le sedie si spostano senza fare rumore, hanno semplicemente una forma diversa e una parte in gomma, una soluzione così semplice… La scuola ha una palestra enorme, che si può dividere in tre parti per far lavorare tre classi contemporaneamente, ci sono la piscina, il campo da calcio, la pista da 400 metri… E intorno boschi, piccoli paesi dalle case bianche, mercatini di Natale da visitare la sera. Anche l’incontro con una città come Francoforte lascia il segno, così come la visita al museo di Gutenberg a Magonza. Certo le preoccupazioni sono tante, ma c’è sempre la condivisione che aiuta a prendere le decisioni, una collega come Laura Vardabasso, preziosa in tante occasioni, soprattutto nel cogliere dalle espressioni dei ragazzi, da qualche parola, segnali per noi importanti di gioia o disagio, stanchezza o serenità.
L’esperienza è stata senza dubbio positiva, una festa finale con una coreografia realizzata insieme, finita cantando insieme “Can you feel the love tonight? It is where we are. It’s enough for this wide eyed wanderer that we got this far” , parole che non usiamo normalmente, eppure i sentimenti che ci legano sono forti. Alcuni ragazzi hanno avuto modo di incontrarsi con i loro partner durante l’estate e in qualche caso la conoscenza si è trasformata in amicizia.
Quest’anno abbiamo ripetuto questa esperienza, abbiamo avuto molte adesioni, meno paure, un gruppo di ragazzi e ragazze veramente disponibili e corretti, due nuovi accompagnatori nel viaggio in Germania, il professor Antonio Guermani e la professoressa Giovanna Bovolato. I colleghi della scuola tedesca sono stati ospitati in Italia da persone diverse e questo è un altro elemento importante: spero che altri colleghi possano essere coinvolti e possano eventualmente accompagnare i nostri ragazzi a Reichelsheim, anche se non è sempre facile lasciare la propria famiglia per nove o dieci giorni, l’esperienza ripaga di tutte le fatiche. Alcuni ragazzi dicono addirittura “E’ stata l’esperienza più bella della mia vita” , altri vedono semplicemente la Germania con occhi nuovi, molti si muovono e interagiscono in modo diverso, sanno di poter essere più autonomi e forti. Anche molti ragazzi che non sono stati in Germania hanno condiviso con i compagni i tempi dell’accoglienza a Mestre, la scuola, le visite a Venezia, i giochi, le risate, gli sguardi di simpatia. Separarsi poi è difficile. Anche se si rientra presto nell’abitudine quotidiana qualcosa nel modo di vedere la scuola e il mondo è cambiato.